L’università fra nuova proletarizzazione e paradigma dello zombie

Dall’articolo di Federico Chicchi, pubblicato il 29 settembre 2016 su EFFIMERA.

“Per chi abita l’Università da diverso tempo e, come me, secondo ruoli e prospettive differenti che sono progressivamente cambiate con il trascorrere degli anni, credo possa risultare piuttosto evidente che questa stessa istituzione, addirittura millenaria, ha subito negli anni recenti una severa e profonda trasformazione. In realtà non è il termine trasformazione quello più adatto a rendere conto di ciò che è accaduto e che sta ancora accadendo all’Università. Il concetto di trasformazione infatti richiama etimologicamente il superamento di una forma per lo più esteriore, qui si tratta invece di qualcosa che, pur implicando anche una nuova rappresentazione sociale dell’Università, mobilita e porta con sé un vero e proprio cambiamento di natura, qualcosa quindi che incide fino in fondo la sostanza, lo spirito del suo funzionamento. Per certi versi non sarebbe credo azzardato affermare che l’Università, almeno quella che eravamo abituati a frequentare, è morta ma non sepolta (per giocare un poco con la nostra lingua). Non è sepolta perché pur avendo completamente perso le funzioni educative e di produzione di un sapere teorico generale che prima (non senza problematicità, intendiamoci) la caratterizzavano, non solo mantiene e prolunga, stile tardo impero romano, le griglie gerarchiche e baronali di esercizio tradizionale, ma per certi versi esalta in modo nuovo il suo ruolo sociale ed economico. In che senso? Potremmo dire che si tratta di una nuova fenomenologia dell’istituzione che io definirei fenomenologia zombie.”

http://effimera.org/universita-nuova-proletarizzazione/

L’Università indigesta. Note da un’inchiesta

Dall’articolo di Francesco Pezzulli, pubblicato il 24 marzo 2021 su MACHINA.

“Togliere il diletto agli studi è un danno per il genere umano scriveva Leopardi. Ed oggi che l’università vive in funzione del grado di occupabilità dei suoi studenti il disastro è compiuto e il diletto scomparso. Ciò che resta della comunità di allievi e maestri sono le macerie entro le quali si muovono, primi e secondi, sempre più frastornati dai nuovi tempi, ritmi e spazi che le riforme universitarie hanno dettato.”

https://www.machina-deriveapprodi.com/post/l-universit%C3%A0-indigesta-note-da-un-inchiesta

Univer-city: l’università oggi

Univer-city

In questa riflessione guarderò l’università come momento di passaggio dentro dei percorsi di “realizzazione” soggettiva. Prendo in prestito la parola “realizzazione” anche se mi fa schifo l’immaginario finalista a cui allude (quale sarebbe l’obiettivo della vita in base al quale è possibile valutarci su una scala omogenea?), ma per mancanza di meglio la scelgo per riferirmi alla costruzione un quadro di senso dentro cui è pensabile la felicità. Continua a leggere Univer-city: l’università oggi

Il misterioso caso della Bononia University Press

Sono ormai mesi che il tema della digitalizzazione ha preso la ribalta sul palcoscenico del dibattito pubblico a causa della pandemia di COVID-19. Il rilancio del paese sembra quindi destinato a tenere in considerazione un reale rinnovamento delle infrastrutture digitali in ogni ambito, soprattutto attraverso ingenti finanziamenti come il Recovery Fund (almeno stando ad ascoltare i roboanti proclami degli ultimi mesi). In università, ‘digitalizzazione’ ha significato molte cose: didattica online, esami online, seminari e conferenze in stanze virtuali.

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Salute mentale: dov’è l’Università?

La gestione incoerente degli spazi di studio dell’Università, per cui invece di aprire nuovi spazi ne vengono chiusi altri, possiamo ricondurla alla volontà di arginare e limitare i contagi: quello che emerge è una concezione della salute puramente fisiologica, fisica (da cui la possibilità di effettuare tamponi gratuitamente da parte di studenti e studentesse, cosa del tutto lodevole), marginalizzando gli aspetti meno tangibili degli effetti della pandemia sulla salute mentale di studentesse e studenti.

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Cosa si può fare per le tasse?

Qui un elenco di chi ha preso misure significative riguardo alle tasse universitarie o al sostegno economico degli studenti a causa della pandemia. I casi più interessanti sembrerebbero quelli delle Università di Bolzano e di Venezia. Nella prima pare che dimezzeranno le tasse del prossimo anno accademico (2021-22) per “le famiglie e le persone che a causa del coronavirus hanno subito significative diminuzioni di reddito”.

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Basta coi “risultati”. Riflessione su un anno accademico in situazione emergenziale

È passato ormai un anno dall’inizio della situazione emergenziale causata dalla pandemia, ed è difficile provare a sintetizzare quale è stata ed è tuttora la nostra condizione di studenti e studentesse in semplici parole. La forza di volontà che spinge le nostre menti a provarci è frutto di dissensi accumulati e repressi, che sono stati finora affrontati con troppa passività.

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Perché l’università è un’azienda e perché questo non va bene

È l’esame che serve per studiare meglio o lo studio per passare gli esami? È nato prima l’uovo o la gallina? Basta prenderci in giro: è nato palesemente prima l’uovo, covato dall’antenato della gallina e contenente la sua mutazione, da cui la suddetta gallina, e giù uova a non finire. È l’esame che serve per studiare meglio, permettendoci di figurare davanti a noi un obiettivo tangibile che vada ad intersecarsi con i nostri personali, di obiettivi, dandoci però intanto un effimero e strumentale punto di riferimento.

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